Detenuti senza Dolo ne Colpa Il 15 Novembre 2021 si è ricordato ad Arezzo la chiusura del suo Manicomio, dove oggi sorgono l’Università ed altre strutture dell‘ASL. “Mai più Chiusi” era il motto e il tema dell’evento, che era distribuito in tre fasi: al mattino vi è stata una conferenza alla Sala dei Grandi della Provincia di Arezzo, al pomeriggio una camminata per i luoghi dell’ ex ospedale e alla sera una proiezione al Cinema Arena Eden di alcuni filmati. Io ho partecipato alla camminata. Alcune persone che hanno lavorato nel vecchio ospedale ci hanno introdotto alla vita che si viveva da rinchiusi. Era una contraddizione ciò che appariva all’esterno di questa città nella città, con l’entrata alberata e piena di fiori ma con gli interni spogli, casermoni dove i “Matti” vivevano nella sporcizia e promiscuità, senza contare le singole celle dove i pazienti erano lasciati in condizioni ancora peggiori. Ma quale era la loro colpa o il dolo? Forse avevano litigato con qualcuno, erano senzatetto o senza genitori, ma comunque “Matti” né più e né meno di chi li rinchiudeva dentro. Poi vi erano le prostitute e insieme a loro tutta quella microsocietà che viveva ai margini di ciò che era riconosciuto “buono e giusto”. Ed è proprio in base a questa giustizia, che i poveri vi entrassero e che i ricchi, forse ancor più macchiati, ve ne rimanessero fuori…La città interna era divisa in luoghi di lavoro dove i più fortunati, insieme ai “maestri d’arte “, lavorando, potevano uscire dai casermoni e prendere come ricompensa quelle 2 o 3 sigarette loro concesse. Indirettamente medici e infermieri se ne “approfittavano” per fare magari il corredo alla figlia, ma quanto valeva prendere un caffè sottobraccio ad un “sano”… Questi erano i “matti” privilegiati. Nel libro di Levi “Se questo è un uomo” traspare l’enorme somiglianza fra i lager nazisti e le case dove venivano imprigionati i “matti” senza più speranza di uscirne… almeno da vivi. Ormai disumanizzati, costretti a perdere qual si voglia “normalità”. Delle strutture che abbiamo visto ben poco è rimasto come allora, se non la torre di captazione delle acque, che serviva a fare docce fredde ai malati. La chiusura del manicomio seguì alla legge Basaglia e pochi e innovatori medici ed infermieri che vennero per fare la “rivoluzione” riuscirono tante volte a cambiare la vita di persone senza null’altro destino. Quello che mi ha colpito di più è questo rigurgito moderno verso l’indifferenza nei confronti dell’altro, la stessa che accompagnava i pazienti di ieri.. Oltre alle varie autorità locali si possono ringraziare, l’”Associazione Franco Basaglia” di Arezzo, LegaAmbiente, Memoranda e le Officine della Cultura. Un particolare ringraziamento va ad una quinta del Liceo Artistico Piero della Francesca, che ha lavorato già dall’anno scorso per la realizzazione delle giornate. Francesco Panerai