Se questo e’ un uomo (Primo Levi) Il libro parla delle vicende, degli accadimenti che travolsero Primo levi, quando fu deportato ad Auschwitz, in quanto ebreo. Lo stesso Levi nella prefazione al libro, parla della disumanizzazione dell’uomo, deportato nei campi di concentramento che si situavano fra Italia, Germania e Polonia. Forse è vero che non si sapesse tutto sui campi, ma quando si scopri ‘ l’inumana esistenza degli stessi, si comprese anche come, quest’ultimi, oltre ad essere di sterminio, fossero anche la spina dorsale della in industria pesante Germanica. Uomini, donne e bambini furo uccisi senza alcun motivo. Furono molti ad essere imprigionati per essere poi sterminati, non solo ebrei, ma anche persone politicamente contrarie alla Germania Nazista, persone di piccole etnie come i Rom , omosessuali, o portatori di Handicap. Nessuno aveva diritto a vivere a meno che non si appartenesse alla razza “superiore”. Nei campi si veniva trattati peggio delle bestie, da persone che consideravano gli ebrei non meglio delle pulci. Frattanto regole assurde portavano tutti a sbagliare prima o poi e questo conduceva o alle docce a gas o ad una immediata pallottola. La prima cosa che si perdeva era la speranza, la fantasia di un mondo migliore, tutti erano destinati alla morte, e da quanti ritornarono dai campi, cio’ era vero. Levi ha assunto nel raccontare la sua prigionia, il ruolo del testimone, quasi di tagli giornalistico, invece che quello della vittima o del vendicatore, anteponendo all’odio la giustizia. “Guai a sognare il momento di coscienza che accompagna il risveglio e’ la sofferenza piu’ acuta.” La struttura sociale del campo si basava sui privilegi che dividevano fra loro anche gli internati.I piu’ fortunati erano quelli che conoscevano una pratica lavorativa di importanza, come gli orologiai… ( meccanici di precisione ).L’ebreo italiano fatto di dottori e avvocati, che non sapeva lavorare e che si lasciano rubare il pane e le gavette o il piatto…. In questo “greggie” di affamati di pane, un ben altro bisogno accumunava tutti…l’umanità. Nel Lager non vigevano piu’ re gegole di una società civile. L’uno era contro l’altro :si era da soli, Due gruppi ben distinti fi formavano : i sommersi e i salvati. Il gruppo dei primi era formato da quelle persone che non sarebbero durate piu’ di qualche mese nel campo. I secondi erano i privilegiati, quelli che per disumanità ed interesse, sarebbero stati nominati Kapò o altro. La massa anonima si sarebbe ingrandita e diminuita ad intervalli regolari ed essi popolavano la memoria di Levi, in quanto nella loro condizione definivano bene quello che era un Lager. Fronte china spalle curve e occhi da cui non derivava pensiero alcuno. Questo era il male del tempo. I kapo’ per esempio erano disgraziati come gli altri, ma privilegiati, scelti per essere il braccio dell’orrore tedesco, pieni di quel potere che li rendeva disumani, “ traditori della umana solidarietà”. Dopo aver mostrato tipi caratteriali, in cui anche il piu’ onesto si deve abbassare a rubare, mostra una cosa quasi impossibile, trovare un amico. Ma già una timida speranza alitava nell aria : gli alleati avevano iniziato a bombardare la Germania, campi di concentramento inclusi. Ma il fato era cambiato. Levi insieme ad altri era entrato in un gruppo che si occupava delle sostanze chimiche. Ricevette doppia razione, camice nuove e anche sapone. Si era anche fatto un amico che di umanità ne aveva da regalare. Purtroppo l’inverno si avvicinava e la speranza di sopravvivvere si asottigliava. “Saro capace di vivere un altro inverno”. Ma la novità era che tutti parlavano di una prossima liberazione del campo. Si sentivano in lontananza le connoneggiate verso la citta’ di Auschwitz. Vi era comunque il timore che una volta vista la male parata i tedeschi avrebbero ucciso tutti. Invece presi gli abili se ne andarono dal campo e vi lasciarono i malati, fra cui lo stesso Levi. Ci volle molto tempo per disumanizzare, ma ancor di meno ce ne volle perché Nella l’umanita’ rinascesse in quei pochi ammalati che erano rimasti nel campo. “ Distruggere un uomo e’ difficile, quasi quanto crearlo…. Ma… “ In questo tempo in cui non vi erano piu’ i carcerieri, i rimasti, poterono attrezzare un a stufetta per la legna eprendere patate per farne cibo gustoso e poi si divise il tutto fra tutti. “Fu quello il primo gesto umano che avvenne fra noi “.. ecco le pagine datate che portarono alla liberazione da parte dei russi, del campo di Auschwitz. Nella postfazione del libro Levi risponde ad alcune domande di giovani lettori. Come non potevano sapere i tedeschi di cosa succedeva nei campi, perché non furono molti a scappare ecc. Il libro mi è molto piaciuto e mi ha fatto pensare alla odierna situazione politica, dove estremismi dell’una o dell’altra parte, risorgono da una memoria ormai offuscata. Speriamo che come Levi pensava, tuto cio’ non poteva riaccadere… Francesco Panerai